Storia di Mama Dolphine

Mama Dolphine ha tragicamente perduto due figli (14 e 21 anni). Disperata, ha perso anche il lavoro di insegnante.

La sua crisi esistenziale si trasforma però in un bene per tanti ragazzi di strada.

Incontra bambini orfani e con il marito offre loro un tetto. Nel 2006 fonda la “sua” Non Formal School per dare istruzione a tanti giovani di strada. (Troppo cara la scuola pubblica per le famiglie).

Nel 2014 muore il marito ma i ragazzi l’aiutano a continuare nella sua opera diventata ormai una missione.

Oggi oltre 160 alunni frequentano il complesso di Mama Dolphine che ha anche una nursery per consentire ad altri 20 ragazzi e ragazze di frequentare la scuola secondaria e ad otto ragazzi di frequentare l’università, pagando loro il costo degli studi.

Uno dei ragazzi aiutati all’inizio si è laureato ed ora l’aiuta nella grande opera di bene intrapresa, dimostrando che le disgrazie possono trasformarsi in opere di bene.

Storia di Francesco e Giada

“All’inizio dell’anno scolastico è morta la mamma di un’alunna  della seconda media. Tutta la classe ha partecipato ai funerali, tutti i ragazzi hanno cercato di confortare la loro compagna. La piccola Giada però ha cominciato a non mangiare, a dimagrire vistosamente per il suo lutto. Le mancava la sua mamma e le sue merende, così a scuola non toccava cibo. Francesco, un compagno di classe, le ha chiesto cosa amasse mangiare; lei gli ha risposto che le piacevano gli arancini ma caldi. Francesco ha cominciato a svegliarsi alle cinque del mattino per prepararle gli arancini in casa e darglieli caldi. Giada ha ricominciato a mangiare e tutti i compagni fanno a gara per portarle dolci fatti in casa. Giada ha trovato l’amore dei suoi compagni, 24 ragazzini meravigliosi che hanno imparato a non pronunciare più il nome “mamma” in classe per non rattristarla”.

La storia di Alessia e Luca

Una domenica mattina del 2007 il mio piccolo – aveva allora poco più di 5 anni – si sveglia all’alba lamentando un fortissimo dolore ai piedi; ha anche qualche decimo di febbre. “Artralgie, nulla di preoccupante …” ci dice il pediatra venuto a casa la domenica stessa e ci confermano i medici consultati nei giorni seguenti. Ma nel giro di un mese arriva la diagnosi di leucemia linfoblastica acuta. Così Luca inizia la terapia: 24 mesi – da protocollo. Durante questi mesi però la vita deve andare avanti. Luca ha appena concluso la scuola dell’infanzia e a settembre avvia la scuola primaria in ospedale con la dolcissima maestra Dori.

A febbraio siamo finalmente a casa per una pausa di 3 mesi, ma Luca non può frequentare la scuola a causa dell’immunodepressione causata dalla chemioterapia. Così è costretto a lavorare a casa, in parte con il servizio di Istruzione Domiciliare e in parte grazie alla cortesia di uno scricciolo chiamato Alessia. Da quel momento Alessia diventa l’angelo custode di Luca; dapprima un angelo invisibile, conosciuto da Luca solo per mezzo dei suoi quaderni e di quello che gli racconta la mamma, poi in carne ed ossa quando, a partire dalla terza elementare, finalmente Luca frequenta regolarmente la scuola. Anche nei mesi e negli anni successivi la sua amichetta non interrompe la sua azione di tutoring, benché nessuno ormai glielo chieda più. Terminato il ciclo della scuola primaria, quando ormai nessuno se lo aspetta, la malattia improvvisamente ricompare. Questa volta la chemio non basta, ci vuole un trapianto di midollo. E così Luca si prepara ad affrontare questa ennesima battaglia, forte della maturità che il lavoro attento delle maestre e il clima accogliente dell’intera classe ha saputo produrre.

Ancora una volta con grande sofferenza, ma anche con i suoi amici di sempre a fianco, Luca riesce a vincere la sua battaglia, e ancora una volta, rientrato a scuola nel mese di aprile, ritrova il suo angelo custode. Luca ed Alessia sono in prima media.

Oggi (2013) frequentano la seconda, la battaglia di Luca non è del tutto conclusa, ma la gratuità dell’amicizia di Alessia gli infonde quel giusto grado di fiducia nelle sue possibilità, nelle persone che lo circondano e nel suo stesso futuro.

Maria Rita Borgia (mamma di Luca)

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La Storia di Ersilia e Gianni

Non è facile documentare quando assistere il congiunto nella buona e nella cattiva sorte da promessa diventa realtà.

Ersilia da anni è vicina a Gianni, colpito da trombosi cerebrale che 7 anni fa lo ha immobilizzato completamente impendogli anche di parlare e lasciandolo libero solamente di muovere gli occhi.

Ersilia lo ha voluto in casa.

Ha chiesto aiuto agli amici che si sono prodigati in una gara di solidarietà: c’è chi lo porta all’università, chi lo porta a fare un giro in giardino pubblico e c’è chi la domenica lo accompagna per Trieste. Alcuni di loro sono vecchi amici di famiglia.

Gianni non si è dato per vinto e, grazie ad un lettore ottico, riesce a comunicare con il solo movimento degli occhi, partecipa ad un progetto sperimentale di lettura delle onde cerebrali promosso dall’Università di Trieste e tramite una cuffia con 17 sensori mette in moto l’energia del suo cervello nell’interazione col computer.

Quanta forza di volontà, quanta generosità, quanta ricerca e studi per il bene dell’essere umano in questa semplice storia di famiglia modello!

La storia di Marinella

A 82 anni, Marinella si impegna nell’assistenza a una signora di 100, affetta da encefalopatia vascolare con deficit psicomotorio totale. Con energia e spirito pratico, oltre a fare compagnia alla malata, dà una mano alla figlia, anch’essa anziana e affaticata, sollevandola da molte delle incombenze quotidiane e – soprattutto – offrendole il suo affettuoso sostegno psicologico, fatto di ottimismo e coraggio.

Dopo la morte della signora, Marinella si dedica a un’altra malata, alla quale è stato diagnosticato, in seguito a encefalopatia vascolare, un grave deterioramento cognitivo. Per sette anni le fa visita, la porta a fare brevi gite in macchina in giro per la città, perché si senta una “persona” e non un caso clinico. Quando infine la signora, a causa delle sue condizioni, viene ricoverata in una casa di riposo, Marinella continua ad andarla a trovare e a provvedere a tutte le sue necessità.

Nel 2010 Marinella, a 89 anni, è segnalata per il premio. E dire che, prima di entrare nell’assistenza domiciliare, è stata – per tutta la vita – nella Croce Rossa, come infermiera e poi come ispettrice delle infermiere volontarie. Un’esistenza davvero ben spesa.

La storia di Florin

Pare un racconto di altri tempi, eppure siamo a Roma, nel XXI secolo. Florin, un ragazzo romeno che vive con la famiglia – quattro persone in tutto – in un casale diroccato presso l’ippodromo di Tor di Valle, ogni giorno va a prendere l’acqua con una tanica di venti litri che carica su una carriola per trasportarla fino a casa. Nel periodo delle grandi piogge autunnali passa più volte la notte fuori casa, senza dormire e al freddo, per raccogliere l’acqua che scende dal tetto. Insieme al padre – con il permesso del personale – ha attaccato un generatore alla rete elettrica dell’ippodromo, in modo da avere la corrente almeno qualche ora al giorno. Per andare a scuola, percorre ogni giorno parecchi chilometri a piedi.

Florin non si lamenta, è gentile e rispettoso con i compagni e gli insegnanti. A volte, ha qualche difficoltà a mangiare alla mensa della scuola perché pensa alla sua famiglia che non ha nulla da mettere a tavola.

Il suo sogno è avere una casa dignitosa per la sua famiglia, una vita fatta di lavoro e di cose “normali”. La nostra speranza è che il Premio, insieme alla solidarietà e all’amicizia dei suoi insegnanti, possa aiutare Florin a realizzarlo.

La storia di Ilario

Ilario supera le barriere architettoniche. Un piccolo Superman, che si incarica ogni giorno di far capire agli adulti quanto poco ci vorrebbe per rendere meno disagevole la vita dei diversamente abili. Lui la risolve facilmente (per così dire) perché è alto e forte: ogni mattina aspetta davanti all’entrata della sua scuola l’amico Cosimo, affetto da distrofia muscolare, se lo carica sulle spalle e lo porta in classe; quando Cosimo deve andare alla lavagna, eccolo di nuovo in azione. E così quando è il momento di andare in bagno, e ancora al termine dell’orario scolastico.

La nostra società non è accogliente nei confronti delle persone svantaggiate. Per fortuna c’è Ilario, e ci sono tanti ragazzi come lui che, ogni giorno, la rendono migliore.

La storia di Carola

Carola ha vent’anni, ma a scuola è diversa dalle ragazze della sua età. L’anno scorso si è diplomata all’ITC “Moreschi” di Milano con il massimo dei voti ed è diventata il punto di riferimento della sua famiglia. Papà Nando colpito da un grave handicap motorio è il custode di uno stabile con diritto ad un piccolo alloggio che altrimenti non si sarebbe potuto permettere. L’anno scorso, in seguito ad una caduta, si è fratturato il femore; tanti mesi di cure riabilitative durante i quali è stato sostituito da Carola che si è assunta i lavori più pesanti relativi alla portineria per impedire che i condomini pensassero di sostituire Nando. Mamma Annalisa per arrotondare fa dei lavoretti saltuari presso alcune persone anziane della zona. Entrambi i genitori sono originari dalla Sardegna e l’estate scorsa, dopo la maturità, mamma Annalisa come premio, ha proposto a Carola di andare al mare dalla nonna in Sardegna, avrebbe pensato lei alla portineria. “Non se ne parla nemmeno – ha detto Carola – non ti lascio da sola ad affrontare le cure di papà e il lavoro nel condominio.” Quest’anno Carola si è iscritta alla facoltà di mediazione culturale. Il suo interesse principale è sempre stato quello di aiutare chi si sente diverso ed escluso  ed ora vuole studiarne il metodo.

Questa storia potrebbe sembrare banale, sono molte le ragazze brave a scuola che aiutano i genitori ! ma in un mondo di adulti dove tutto è ”dovuto” è bene segnalare che esiste anche l’altruismo in famiglia.

La storia di Pinella

A Sortino in Sicilia, due ragazze in “età avanzata”, Pinella e Lucia continuano da 20 anni a stare insieme assistendosi reciprocamente.

La storia inizia nel 1966 quando i genitori di entrambe le avevano accompagnate in un centro di riabilitazione perché nate con handicap.

Con il passare del tempo, Pinella riusciva a migliorare raggiungendo uno stato di quasi autonomia mentre Lucia si trova tuttora su una sedia a rotelle, ricoverata in una casa per anziani.

Le due, ormai non più bimbe, stanno insieme tutti i giorni e Pinella aiuta l’amica nei bisogni più elementari. La porta con una carrozzina in giro per le vie di Sortino e la fa partecipare alla vita cittadina.

Pinella è consapevole della fortuna avuta e non dimentica aiutando l’amica a vivere più che a sopravvivere ricoverata com’è in questo centro per anziani.

Questa amicizia, lunga nel tempo, è la prova evidente che nella bontà, Lucia ha trovato chi si cura di lei, ormai senza più i genitori.